tradotto dall’articolo originale di Whitney Hess

Qualche settimana fa ho improvvisamente notato un ritorno di interesse per un articolo che ho scritto per Mashable nel Gennaio 2009 intitolato i 10 principali luoghi comuni sul design dell’esperienza utente. Più tardi quell’anno l’ho trasformato in una presentazione e l’ho fatto andare per un po’ finché non mi sono resa conto che il messaggio era stato ampiamente capito così da poter passare a qualcos’altro. Quindi potete immaginare come sono rimasta sorpresa nel vedere che l’articolo e la presentazione stavano veemente volando attraverso Twitter quattro anni dopo. 

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La slide riassuntiva dalla mia presentazione i 10 principali luoghi comuni sul design dell’esperienza utente.

Il giorno seguente sono capitata su un articolo di Maggio 2012 di Forbes intitolato 10 lavori che non esistevano 10 anni fa. Non so bene come ho fatto a perdermelo quando è uscito per la prima volta, ma sembra che sia tornato in voga la scorsa settimana. Quando ho visto che il design dell’esperienza utente era uno dei 10 lavori che citavano, mi sono resa conto che questi due eventi non erano stati una coincidenza…soprattutto quando ho letto la descrizione del lavoro.

Design dell’esperienza utente

Cos’è il design dell’esperienza utente? Abbastanza semplicemente, esperienze create e formate attraverso la tecnologia e cil come far sì che esse succedano. Esempio tipico: l’esperienza di svegliarsi con una sveglia è molto diversa dall’eseprienza creata dal sorgere del sole e dagli uccellini cinguettanti. La preoccupazione del designer dell’esperienza utente deve essere quella di come mimare l’esperienza sole-uccellini attraverso la tecnologia (si vedano le miriadi di sveglie sul mercato che si fanno avanti promettendo di svegliarti gentilmente). Gli aspiranti designer dovrebbero avere dimestichezza con Photohsop, comprendere linguaggi di programmazione come HTML e CSS ed essere a proprio agio nel portare un’idea dallo schizzo al prototipo. Per come sta andando la richiesta del mercato, le prospettive sono positive: una ricerca recente su indeed.com ha restituito 168,219 risultati di offerte di lavoro.

Il termine “esperienza utente” è stato coniato da Don Norman nella metà degli anni ‘90, anche se ci sono voluti poi alcuni anni prima che venisse utilizzato per una qualifica lavorativa. Il libro didattico di Jesse James Garrett “The elements of User Experience” è stato pubblicato in Ottobre 2002, quindi penso che sia vero che il titolo non esisteva precisamente 10 anni prima la pubblicazione dell’articolo di Forbes. Ma è inutile dire che non è una nuova professione. Sono fermamente convinta che non sia più produttivo sottolinearne la sua novità. E’ una disciplina consolidata con centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo che portano tale titolo e che ricevono uno stipendio per questo. Non è una moda, non è un’invenzione recente, e non un punto dolente che a cui le società devono stare attente nell’investirci. 

Ma purtroppo nonostante il campo della user experience sia maturato, sembra che comunque non sia meglio compreso.

Apprezzo lo sforzo dell’autore di Forbes nel distinguere il design dell’esperienza utente dal design dell’interfaccia utente, due ruoli molto diversi che sono spesso fusi dai media, dagli uffici del personale e anche dalle stesse persone che lo praticano. Ma nel descrivere gli eventi emozionali che i designer dell’esperienza utente aspirano ad elicitare, far si che la vostra sveglia mimi l’alba naturale probabilmente non è uno di questi.

Ciò che realmente metto in discussione sono le abilità che l’autore elenca come necessarie per quelli che vogliono entrare nel campo: dimestichezza con Photoshop, HTML e CSS, e l’abilità di trasformare un’idea da un abbozzo a un prototipo. Sono circa dieci anni che mi occupo di user experience e non ho dovuto aprire Photoshop neanche una volta, figuriamoci saperlo usare bene. Sì, so scrivere HTML e CSS (e anche PHP) quando c’è da armeggiare col mio blog, ma non mi è mai stato richiesto per un lavoro remunerato. E dato che la mia pratica di consulenza si è evoluta, non disegno schizzi quasi mai e probabilmente saranno cinque anni che non faccio un prototipo. 

Non tutti i designer di user experience sono uguali. Conosco una marea di UX designer che vivono per disegnare, amano smanettare, conoscono tutta la suite di prodotti per il design di Adobe. Ma non è un requisito per essere dei praticanti di successo della user experience. Io ne sono la prova. 

Infatti ci sono delle abilità che ogni user experience designer deve esibire, indipendentemente del settore, anzianità o specializzazione:

  • Una sufficiente capacità di costruire empatia con i bisogni del cliente. 
  • Un’attitudine alla comunicazione con i colleghi tra le varie unità funzionali.
  • L’iniziativa di indagare un problema e generare una moltitudine di soluzioni . 
  • Occhio per intuitività e semplicità.
  • Conoscenza delle caratteristiche benefici e debolezze di una vasta varietà di linguaggi di programmazione e di piattaforme tecnologiche. 
  • Diplomazia.
  • Pazienza.
  • Umiltà.

Ma soprattutto, ciò che unisce tutti i designer della user experience è un profondo convincimento che le aziende non dovrebbero mai smettere di tendere a rendere la vita dei loro clienti migliore. Gli strumenti sono interscambiabili. Le attività sono contestuali. Ma le filosofie sono le stesse.

La buona notizia è che le persona vogliono ancora imparare di cosa si tratta. Sono ancora affascinate dal campo della user experience e vogliono capire come si applica al lavoro di ogni giorno. Abbastanza spesso, sperano di trovare il modo praticandola. Questo è un campo incredibilmente aperto. Le persone sono sempre disposte a dare una mano, offrire un consiglio, dare un feedback o presentare qualcuno. Tutto ciò che dovete fare è chiedere. 

Whitney Hess è autrice di Pleasure & Pain e fondatrice e direttrice di Vicarious Partners, un’agenzia di consulenza indipendente specializzata in user experience strategica. Crede che con l’empatia si costruiscano gli imperi.

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