Quel Natale mia cugina mi regalò “il giorno in più”. Non è nuovo mi disse, ma per me è il più bello che abbia scritto.
E così l’ho letto. E l’ho finito, divorato in pochi giorni. 
E poi c’è questa qui, di solito sottolineo le frasi che mi piacciono, questa invece è una pagina intera, anzi forse due. Devo riportarle qui.
Ho scoperto che ci hanno pure fatto un film.. ma dove vivevo?
…era una di quelle persone che probabilmente tutti, prima o poi, incontriamo almeno una volta nella vita. Quelle persone che per un motivo inspiegabile e misterioso ti agganciano e non riesci a lasciare finché non ti distruggono e ti fanno in mille pezzi. Anche a persone intelligenti come Silvia può capitare.
Quelle persone alle quali diamo un’importanza enorme: pendiamo dalle loro labbra, dal loro giudizio. Basta una parola negativa e tutti i complimenti che ci hanno fatto fino a quel momento non hanno più valore. Hanno il potere di annientarti o innalzarti con una sola parola. Si entra in competizione con noi stessi per aver un loro parere positivo. Ci si “ingarella”, come si diceva da piccoli. Sono relazioni che non riesci a gestire; razionalmente capisci che ti fanno male, ma non puoi liberartene perché nascono in te le stesse dinamiche mentali di un tossicodipendente. Tutto diventa ingestibile. Perfino una cosa semplice come mandare dei messaggi al telefono diventa oggetto di dubbi universali: l’ultimo messaggio inviato è il mio, che faccio: ne mando un altro perché non mi ha risposto, aspetto, chiamo con l’anonimo? Faccio quella offesa, o è meglio la versione spiritosa e simpatica? Inizio a offenderlo, dicendo che almeno per educazione dovrebbe rispondermi?
Da amico avevo riconosciuto quella situazione tra Egoardo e Silvia e sapevo che se avessi insistito troppo dicendole di lasciarlo avrei perso io. In quei casi è meglio fare solamente piccoli passi, perché la persona alla quale si vuole bene non è più lei. In quella situazione è come se fosse ipnotizzata. Il primo campanello di allarme l’avevo avvertito la prima volta che si è fermata a dormire da lui. Il mattino dopo mi ha telefonato: “Giacomo, ho fatto una cosa stupidissima. Ho dormito da Edoardo e quando mi sono svegliata lui era già andato a lavorare. Ho iniziato a curiosare in giro, ad aprire i cassetti per cercare tracce di altre donne. Soprattutto nel bagno. E’ da ieri sera che pensavo di farlo, mi ha insospettito il lavandino in cucina: era troppo pulito per essere il lavandino di un uomo che non ha la donna delle pulizie. Non ho trovato niente.”
Era il primo segno di perdita di controllo. La Silvia che conoscevo non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
“Il problema fondamentale tra loro era che entrambi amavano la stessa persona. Lui.”
Con Egoardo, Silvia aveva anche perso dei chili, era sciupata e completamente fuori di sé. Lui era uno squilibrato. Squilibrato e cocainomane. Non ci sono altre parole. Quando finalmente la loro storia è finita, Silvia era ridotta a uno straccio.
E il suo amore tossico e malato per lui resterà per sempre inspiegabile.
					
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